Il Primordiale "ricordato" scende e tocca il Pianeta è il primo episodio di una serie di mostre sull'attività di Luigi Pellegrin, in occasione del centenario dalla nascita.
Il titolo può apparire enigmatico, ma chi ha avuto la fortuna di incontrare Pellegrin sa che la tensione all'ideazione di un nuovo habitat era per lui un'esperienza estremamente pragmatica.
Pellegrin è un architetto radicale.
Col termine radicale mi riferisco sia alla capacità di penetrare la realtà alla ricerca del senso ultimo delle cose che alla ricerca delle origini.
Punti saldi da cui partire per esplorare il senso ed il luogo, dell'uomo nell'universo.
In una serie di disegni di grande formato, si presenta la sua personale ricerca sulla costruzione di un nuovo luogo dell'uomo sul pianeta. Visioni di grande forza, ma
anche di grande rispetto per l'ecosistema.
Visioni di un ambiente liberato dove il costruito viene concentrato in nodi densi sollevati dal suolo.
Contrariamente all'approccio contemporaneo, mutuando la ricerca dalla fantascienza e radicandosi nelle visioni di Louis Sullivan, Pellegrin propone un approccio forte.
Liberare il suolo è l'imperativo costante della ricerca, il posto dell'uomo è sopra, in macro escrescenze specializzate, collegate da linee che contengono flussi di energia.
A terra il naturale si riappropria dello spazio, l'artificiale è concentrato in pochi, densi punti singolari.
Pellegrin, cambiando il punto di vista, saltando alla scala del pianeta, ci mostra come affrontare il tema della sostenibilità, oggi inflazionato, in un modo "altro", coraggioso.
Allestimento: Arch. Sergio Bianchi, Studio Bianchi
Collaboratori: Arch. Fiorella Campodonico Roy, Arch Sean Moyano, Arch. Silvia Perobelli, Arch. Hilal Yilmaz
Comitato per il centenario: Arch. Lorenza Baroncelli, Arch. Eliana Cangelli, Arch. Orazio Carpenzano, Arch. Massimo Locci, Chiara Pellegrin, Paolo Pellegrin, Arch. Luigi Prestinenza Puglisi, Arch. Marco Maria Sambo, Arch. Luca Zevi
Brochure della mostra